ANNO 14 n° 118
Scandalo fondi Pdl - Disposto giudizio immediato per Fiorito
27/11/2012 - 20:11

VITERBO - Dovrà affrontare un processo Franco Fiorito, l'ex capogruppo del Pdl, al consiglio regionale del Lazio, accusato di essersi impossessato di fondi destinati al partito. La procura di Roma ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato per l'ex sindaco di Anagni che il 19 marzo prossimo dovrà presentarsi davanti al tribunale di Roma insieme ai suoi due ex capo segreteria, Bruno Galassi e Pier Luigi Boschi. Per tutti l'accusa formulata dal pm Alberto Pioletti è di concorso in peculato.

Spese pazze, viaggi da sogno con la sua ex fidanzata, una jeep nuova di zecca per affrontare la nevicata a Roma.

Dietro le accuse all'ex capogruppo la gestione ''allegra'' dei fondi del partito messa in atto nei due anni in cui Fiorito é stato tesoriere.

Dal 2 ottobre scorso il Batman ciociaro è detenuto nel carcere di Regina Coeli. E dovrà restarci anche perché il gip del Tribunale di Roma, Stefano Aprile, ha respinto una nuova istanza di scarcerazione presentata dai difensori di Fiorito, gli avvocati Carlo Taormina ed Enrico Pavia.

In queste settimane è stato più volte interrogato dai pm: Fiorito ha lanciato accuse verso i componenti degli altri gruppi consiliari sostenendo che era prassi ''diffusa'' la gestione dei fondi senza controlli.

Nel firmarne la richiesta d'arresto il gip, comunque, delineava la figura di Fiorito come un personaggio pronto a ''tornare a compiere delitti contro la pubblica amministrazione''. Per gli inquirenti l'ex capogruppo ''continua a ricoprire la qualifica di pubblico ufficiale, come anche a disporre del denaro pubblico'': condizioni che lo pongono nelle condizioni di poter replicare la ''spoliazione'' dei fondi destinati al gruppo. Per i magistrati il Batman ciociaro ha messo in atto un ''inquinamento probatorio'' con un ''depistaggio mediatico nei confronti dei testimoni a suo carico''. Una strategia tesa a confondere le responsabilità personali con quelle collettive. Come la lettera del 18 luglio scorso fatta da Fiorito per denunciare ''l'uso improprio dei fondi da parte dei consiglieri'' proprio nel giorno in cui si registrava il picco massimo dei trasferimenti dal conto del gruppo Pdl ai suoi. O come le tracce di fatture trovate nel tritacarte o nella pattumiera di casa Fiorito, fatture alterate per una guerra politica sanguinosa.

L'avvelenamento dei pozzi per mascherare i 193 bonifici fatti per far confluire sui conti in Italia e all'estero 1 milione e 380 mila euro, parte dei 6 milioni movimentati da Fiorito nei due anni da capogruppo. Un fiume di denaro che l'ex capogruppo ha tentato di giustificare: per lui quei soldi gli erano dovuti in base al cumulo di cariche che ricopriva alla Pisana. Una tesi che per i pm non regge in quanto Fiorito non aveva alcun diritto a quelle indennità.





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